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Cosa vedere lungo la pedemontana del Grappa

Dalla Pedemontana del Grappa fino alle colline del prosecco dell’Alta Marca trevigiana visitando luoghi naturali, Arte, Storia ed enogastronomia di questa fascia pedemontana poco conosciuta.

Ti propongo un itinerario poco conosciuto ma veramente interessante. Puoi farlo a tappe oppure prenderti un week end  per visitare tutto con calma e godendoti dei fantastici panorami e l’enogastronomia di questo territorio veneto. Questi luoghi sono visitabili anche seguendo gli itinerari in bicicletta, oppure spostandosi in macchina e fare trekking nei tanti cammini che attraversano questa dorsale pedemontana del Grappa.

Questo territorio è per lo più conosciuto per il coinvolgimento avuto nelle due Guerre mondiali, sono luoghi che non rientrano nel turismo di “massa” e forse per questo mantengono un’aurea di tempo passato e fermato. Questo è il loro fascino insieme ai meravigliosi progetti che hanno visto la luce in questi luoghi.

Oltre Bassano quindi, sulla strada che passa per la meravigliosa Asolo, ti propongo questi itinerari lungo la pedemontana del Grappa:

  1. Giardino Vegetazionale di Astego a Pieve del Grappa – bellissima visita da fare anche con i bambini.
  2. Museo Gypsotheca e casa natale di Antonio Canova. Arte e storia.
  3. Chiesetta di San Martino a Castelciés frazione di Cavaso del Tomba. Arte, natura e storia – da visitare anche con i bambini. L’11 novembre festeggiano San Martino.
  4. La confraternita del Prosecco di Valdobbiadene – cultura e folclore da visitare accompagnati se volete lanciarvi negli assaggi.
  5. Museo del Prosecco della Pro Loco di Santo Stefano di Valdobbiadene – meraviglioso museo di cultura contadina e popolare, chiedi di Milo, un favoloso narratore ed un pozzo di sapere. Durante la Primavera del Prosecco è uno dei numerosi musei aperti per la rassegna.
  6. Cantina Bernardi a Refrontolo. Organizzano percorsi di degustazione e visite guidate. Ci sono più motivi per andare a far visita a questa cantina: primo fra tutti comprendere le storie di famiglia che hanno reso il Prosecco il vino più venduto al mondo, secondo motivo Refontolo, un bellissimo borgo da conoscere, terzo il meraviglioso passito di cui mi sono innamorata.
  7. Caseificio Perenzin, non si vive di solo vino, se lo accompagni con i loro formaggi super premiati a livello mondiale vivi meglio.

Iniziamo il tour

Giardino vegetazionale di Astego a Pieve del Grappa

A Pieve del Grappa, frazione di Crespano del Grappa, in località Castagner dea Madoneta, che prende il nome dal  castagno secolare che spicca in questo territorio, c’è un posto magico che gli amanti della natura non possono fare a meno di visitare, il Giardino Vegetazionale di Astego.

Questo luogo unico ai piedi del Grappa si trova ad un’altezza di 450 metri ed è un giardino realizzato su 16 gradoni, sedici diverse tipologie di vegetazione dalla pianura alla cima del Grappa a 1775 m.

Claudio, l’architetto paesaggista che ci accompagna, ci racconta che questo questo sito è nato come vivaio forestale nel 2003.

Nel secondo dopo guerra, il Grappa era una montagna brulla violentata nel profondo dalla guerra. Il vivaio quindi nasce prima di tutto con l’obiettivo del rimboschimento del Grappa.

Negli  anni successivi è stato trasformato in un Giardino didattico dove poter osservare gli ambienti naturali, gli “ecosistemi”, che si alternano dal Monte Grappa fino alle pianure sottostanti e far comprendere come l’uomo può entrare in relazione con la natura senza modificarne l’ecosistema.

Durante queste visite didattiche organizzate dall’associazione culturale Salvatica, si possono ammirare gli elementi del paesaggio montano come:

  • la riproduzione di un torrente montano,
  • un appostamento fisso per la caccia agli uccelli, chiamato “roccolo”,
  • le vegetazione tipiche di questi meravigliosi luoghi,
  • ed alcuni esemplari di orchidee selvatiche rare.

Per i piccoli visitatori vengono fatti dei laboratori sensoriali, che a dir la verità avrei voluto fare pure io che di piccolo ho ormai solo l’altezza! Sensibilizzano il visitatore al rispetto per l’ambiente, attraverso la conoscenza dei luoghi con l’utilizzo di tutti i cinque sensi.

Una sezione del giardino è dedicata alle piante aromatiche e alle apistiche, visita questa sezione prima con il naso e poi apri gli occhi.

Anche i funghi, in questo giardino hanno uno spazio a loro dedicato. A tal proposito, Veneto Agricoltura, che gestisce questo Giardino, organizza ogni anno ad ottobre una Mostra Micologica che riscuote sempre molto successo tra il pubblico insieme alla Festa delle Fioriture che si tiene invece in giugno.

Il Giardino Vegetazionale di Astego può essere visitato dal lunedì al giovedì negli orari 8.00-12.00 e 13.00-17.00, il venerdì 8.00-12.00 e 13.00-16.00, mentre il sabato, la domenica e i festivi 10-12.30 e 14.00-18.00.

Il biglietto d’ingresso è di 3 euro per gli adulti, di 1 euro per i ragazzi dai 14 a 18 anni accompagnati da maggiorenne ed è gratuito per minori di 14 anni accompagnati da un adulto, per i disabili e i loro accompagnatori.

Se infine si fa parte di un gruppo di almeno 10 persone costa 2 euro per gli adulti e 1 euro per i ragazzi minori di 18 anni.

Gypsoteca del Canova e la casa museo a Possagno

Proseguiamo lungo la Pedemontana del Grappa verso le colline del Prosecco.

A pochi chilometri dalla meravigliosa Asolo, c’è Possagno in provincia di Treviso, paese natale di Antonio Canova.

Ho visitato questi luoghi più e più volte a partire dagli anni ’80 e devo dirti che questo posto migliora con il tempo come il buon vino.

La ristrutturazione dell’Architetto Scarpa, interessanti progetti di promozione culturale e preparatissime giovani guide del posto lo hanno fatto diventare  ciò che si merita…un luogo unico da visitare.

La Gypsoteca e la casa natale, sono i principali ambienti dove vengono raccolte tutte le opere di Antonio Canova, il più grande esponente del Neoclassicismo per la scultura, soprannominato per questo il “nuovo Fidia”.

Il Museo si divide tra Gypsoteca e Casa Natale.

Nella prima, che ha subito il restauro dell’Arch. Scarpa si raccolgono gli originali in gesso delle sue opere. Il Direttore artistico è Vittorio Sgarbi e ora è esposta “La Maddalena” del Caravaggio messa a confronto con “La Maddalena” scultorea del Canova.

All’interno della Casa Natale, mantenuta pressoché identica allo stato originario, completa di mobilio e pentole di rame, sono esposti i  dipinti e i bozzetti che lui faceva durante i soggiorni a Possagno, distante dalla sua residenza romana.

È visitabile anche la Biblioteca, l’Archivio Storico, il Brolo, un Parco dove il Canova trovò l’ispirazione alle sue opere.

La Gypsoteca, dal greco “raccolta di gessi”, viene considerata la Gypsotheca monografica più grande d’Europa.

Fu fatta erigere dal fratellastro, il vescovo Giovanni Battista Sartori, dopo la morte del maestro nel 1822. Volle riportare le opere del fratello da Roma a Possagno, per riunirle in un unico edificio.

La realizzazione del progetto dell’edificio fu affidata all’architetto Francesco Lazzari mentre l’allestimento, che doveva essere fedele all’atelier romano, fu affidato allo scultore Pasino Tonin e fu completato nel 1844.

Fu restaurata da parte di Stefano e Siro Serafin dopo che, durante la Prima Guerra Mondiale, una bomba caduta sul tetto distrusse alcuni gessi e ne  lesionò molti altri.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, per evitare ulteriori danni, la Gypsoteca venne svuotata e i gessi furono conservati nel Tempio.

Nel 1957 venne costruito, ad opera dell’architetto veneziano Carlo Scarpa, un nuovo edificio per poter conservare tutte quelle opere, soprattutto i bozzetti in terracotta, che non avevano trovato posto e giacevano nei depositi.

Vennero disposti internamente ad un involucro architettonico su dei livelli lucidi per permettere alla luce di filtrare dall’alto, per avere un effetto scenografico meraviglioso.

La Casa Natale, come si presenta oggi, è il frutto dell’ultima ristrutturazione voluta dal Canova tra fine Settecento e i primi anni dell’Ottocento quando volle aggiungere, al corpo originale, la Torretta e la Sala degli Specchi.

In origine la casa, esempio tipico del Seicento, comprendeva un corpo centrale a più piani, dove soggiornava il nucleo familiare, e gli annessi come la cantina e la stalla.

Oggi sono conservate nelle varie stanze della Casa i dipinti, gli strumenti da lavoro, i vestiti, i marmi, i disegni e le incisioni dell’artista ma si possono ammirare anche i pochi mobili tutti originali dell’Ottocento e le stesse stanze come quella in cui è nato il Canova.

 

Chiesetta di San Martino a Castelciés e i segni della storia

Ai piedi dell’altopiano del monte Grappa, isolata dai centri abitati, si trova la Chiesetta di San Martino che porta ancora oggi i segni di una storia antica e delle ferite della guerra.

Castelciés è una frazione del comune di Cavaso del Tomba in provincia di Treviso tra il Brenta e il Piave nella Valcavasia.

La testimonianza certa dell’esistenza di questa chiesa risale al 1231 quando il papa Gregorio IX, ne sancì l’appartenenza insieme ad altre chiese, all’abbazia di Sant’Eustachio di Nervesa della battaglia.

Una seconda testimonianza ci fu nel 1287 quando il parroco dichiarò che questa chiesa rurale non aveva la possibilità economica per poter pagare la decima e ne ottenne l’esenzione.

Durante degli scavi per mettere la chiesa in sicurezza furono ritrovati reperti archeologici risalenti l’età del bronzo (1400 A.C.).

Altre testimonianze scritte raccontano che intorno al mille oltre alla Chiesetta, esisteva un castello ed un borgo.

Il castello venne distrutto nel 1284 nel corso delle interminabili battaglie per il controllo e il dominio delle contee trevigiane e feltrine. Oggi del castello è possibile vedere solo le basi murarie e i resti delle fondamenta che furono restaurate negli anni ‘90.

La Chiesetta rimane l’unica testimonianza della lunghissima storia di questo colle che, nonostante sia stato teatro delle cruenti battaglie della Prima Guerra Mondiale e ne porta ancora i segni, si conserva ancora oggi incontaminato, pieno di ulivi e di vigneti, e da dove si può ammirare il monte Grappa, il Piave e i Colli Asolani, fino ad arrivare con lo sguardo fino al mare.

A fianco della piccola chiesa si erige un piccolo campanile a vela, tratto distintivo del Medioevo. All’interno, dove spiccano le travi in legno del tetto,  si trovano alcuni manufatti di epoca romana e degli affreschi cinquecenteschi.

Gli scavi archeologici fatti negli anni ‘90 hanno portato alla luce, una stele con due facce e bilingue dove, su un lato, il testo è in alfabeto reto-etrusco e sull’altro è in latino arcaico.

Questa scoperta potrebbe verosimilmente significare che questi luoghi sono stati un punto di incontro tra due mondi culturali diversi, quello retico e quello romano.

La Chiesetta, ogni 11 novembre per la festa di San Martino, è teatro di una manifestazione religiosa e fieristica particolarmente sentita dalla popolazione di queste zone.

È possibile raggiungerla a piedi salendo, in pochi minuti, un sentiero che porta alla radura, dopo aver parcheggiato in prossimità del valico di Bocca di Serra.

 

Le terre del Cartizze: la confraternita del Prosecco

Le Terre del Cartizze si trovano nel comune di Valdobbiadene, più precisamente nelle frazioni di Santo Stefano e di San Pietro di Barbozza, hanno un’estensione di 108 ettari e vengono chiamate il Pentagono d’Oro.

Il Cartizze, prodotto esclusivamente con uva Glera, è la qualità superiore del Prosecco e per questo viene denominato il “Grand Cru”. Per poter garantire la qualità dei grappoli delle sue uve, è stato stabilito che la sua produzione non può essere superiore ai 120 quintali per ettaro.

Queste uve hanno una gradazione zuccherina molto alta, 17 grammi per litro, e per questo motivo il Cartizze si presenta solo nella versione Dry mentre il Prosecco Valdobbiadene DOCG può essere anche Brut ed Extra Dry.

Per far conoscere meglio questo territorio e i suoi meravigliosi vigneti è stato istituito un itinerario, l’Anello del Prosecco, di circa 15 chilometri che si articola tra San Pietro di Barbozza e Santo Stefano e sfiora a Sud Est le colline ai piedi della frazione di Guia.

Dal colle delle Bastie, centro dell’Anello, si  domina tutto il paesaggio, un intreccio di vigneti che coprono l’intero territorio.

E’ un percorso fatto di continui saliscendi solo per brevi tratti asfaltati.

Può essere fatto a piedi o in bicicletta ed è anche possibile non percorrerlo nella sua interezza perché lungo i vari tratti del tragitto è possibile passare per delle scorciatoie che riportano al punto di partenza.

Per godersi al meglio questa esperienza e fermarsi a visitare le varie cantine disseminate durante tutto il tragitto, le stagioni ideali sono la primavera e l’autunno.

Tra queste frazioni che costituiscono l’area viticola più pregiata del territorio del Prosecco DOCG, Santo Stefano è quella che gode maggiormente dei favori della natura, distesa com’è lungo il corso del torrente Teva e protetta dalla montagna che la ripara, con brezze e venti dolcissimi, dalle esposizioni solari diurne e dalle rugiade notturne che sono tipiche invece delle valli sottostanti.

La vegetazione è molto rigogliosa per merito dei terreni ricchi di calcare, argilla e minerali che si trasformano in profumi e sapori nei vini qui prodotti.

Per evitare che dopo la Seconda Guerra Mondiale i contadini di queste zone abbandonassero i vigneti, nel 1946  quattro giovani usciti dalla scuola di enologia di Carpente costituirono a Valdobbiadene la prima confraternita non religiosa che aiutò moralmente ed economicamente i viticoltori a continuare e a migliorare la propria attività.

Oggi la confraternita, che si fregia di un Gran Maestro e dei suoi Confratelli, si può considerare come una vera e propria università del Prosecco e si pone come obiettivi quello di vigilare sulla qualità e sulla promozione del suo prodotto, contribuendo anche a realizzare una Biblioteca della Vite e del Vino.

Ogni anno infine come sinonimo di qualità della Confraternita, tra i produttori “Cavalieri di Valdobbiadene” viene selezionata e degustata, tra 5.000 etichette, una bottiglia che viene offerta ai consumatori come il più alto livello di qualità per un Prosecco DOCG.

 

 

 

Cantina Bernardi a Refrontolo: prosecco e passito per intenditori

A Refrontolo, delizioso borgo sulla Strada del Prosecco tra Conegliano e Valdobbiadene, sorge la Cantina Bernardi.

Siamo nel cuore della zona del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, la nuova identificazione con cui dal 2009 viene distinta la produzione di qualità e la storicità del Prosecco di queste zone.

Tutte le bottiglie prodotte in questa zona vengono garantite dal Consorzio di Tutela che ha il compito di vigilare sulla qualità del vino. Le bottiglie sono contrassegnate da un numero che ne accerta la provenienza e la quantità prodotta.

In questo contesto quasi fiabesco dove si rimane attoniti nell’ammirare le bellezze della natura e quelle costruite dall’uomo come il Molinetto della Croda che si trova a qualche chilometro di distanza, la Cantina Bernardi eccelle nel produrre i suoi vini, i suoi spumanti e il suo meraviglioso passito.

Nata nel 1960 per la passione di Mansueto, tenace e lungimirante che, da venditore di frutta e verdura, diventò venditore anche di vino delle cantine dei contadini, fino ad arrivare a produrne uno tutto suo. La guerra e le difficoltà non sono mai riuscite a fermare Mansueto che ha trasmesso a figli e nipoti la propria passione per la terra e la viticoltura.

Oggi, la terza generazione della famiglia Bernardi gestisce la cantina con passione e competenza tenendo salde le radici del passato. Le uve vengono raccolte manualmente, vinificate e poi spumantizzate con il metodo Charmat. Per la lavorazione dei vini rossi e del passito si procede con la fase di invecchiamento in piccole botti, e infine  con l’imbottigliamento.

La cantina, organizza visite guidate per la degustazione. Una menzione a parte merita il Refrontolo Passito DOCG, definito come un fiore all’occhiello della produzione locale perché prodotto solo a Refrontolo.

Decantato perfino da Mozart nel suo “Don Giovanni”, è un vino rosso da dessert prodotto con uve Marzemino al 100% appassite sui graticci per 4 mesi, vinificato con la pigiatura soffice delle uve, fermentato a bassa temperatura in serbatoi di acciaio inox, affinato prima 6 mesi in acciaio e, dopo una breve sosta in barrique, altri 3 mesi in bottiglia e viene definito un passito per intenditori. E io mi ritengo un’intenditrice, visto che me ne sono innamorata!

 

Caseificio Perenzin: cinque generazioni di casari

Nel cuore della terra dove si produce vino pregiato a San Pietro di Feletto, sorge un caseificio storico che conta ormai 5 generazioni di casari, il Caseificio Perenzin.

Nato nel 1898, in 123 anni di storia in cui si sono succedute intere generazioni quella che non è mai cambiata è stata la qualità del formaggio.

Il caseificio è stato uno dei primi in Italia a lavorare il latte biologico e nel 1987 ha ricevuto la prima certificazione Bio per quello vaccino, latte interamente italiano di altissima qualità proveniente quasi interamente dal Veneto.

I Perenzin oggi si dedicano specificatamente a tre tipi di latte: il vaccino, il bufalino e il caprino che la certificazione biologica l’ha ricevuta nel 2000.

Tra i prodotti caprini, una menzione speciale la meritano la caciottina fresca morbida, la ricotte e le caciottine affinate tra cui quella con vinacce e vino prodotto da uve Traminer che ha vinto numerose medaglie sia all’Italian che al World Cheese Awards.

Tutta la produzione è completamente artigianale, è seguita personalmente dalla famiglia e la tecnologia ha solo una funzione di supporto.

Tutte le fasi di lavorazione dei formaggi avviene in sede, la stagionatura viene effettuata in magazzino tra le assi in legno e controllata ogni giorno. Affinamento, confezionamento ed etichettatura vengono seguite con maniacale scrupolosità.

Più di venti persone lavorano nel caseificio alla preparazione dei formaggi e questo si traduce poi nella qualità che fa del Caseificio Perenzin uno dei più premiati in Veneto.

Solo in questi ultimi mesi del 2021 ha vinto la 9^ edizione di CaseoArt -Trofeo San Lucio a Cremona con il suo capra Tonka e Vermouth e nel Caseus Veneti, manifestazione che ogni anno si svolge a Villa Contarini a Piazzola sul Brenta dove si svolge un concorso regionale dei formaggi del Veneto, ha piazzato sul gradino più alto del podio due sue creature: il Feletto a Latte Crudo BIO e il Capra Timo che si è riconfermato per il 2° anno di seguito nella categoria dei formaggi aromatizzati.

La famiglia Perenzin, oltre a produrre meravigliosi formaggi, ha voluto trasmettere le proprie conoscenze fondando nel 2011 l’Accademia Internazionale dell’Arte Casearia insieme all’Associazione Famiglie Rurali con l’obiettivo di promuovere l’arte casearia nel Mondo e formare nuovi casari.

Per essere sempre vicino ai suoi fedelissimi consumatori, vengono organizzati, infine, dei tour di degustazione e delle visite guidate nel museo storico aziendale, nei magazzini di stagionatura e nel loro Cheese Bar e Ristorante Per, un posto veramente unico!

 

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