Primavera del Prosecco e la storia del popolo eroico
Il sorriso di Gigetta mi accoglie…
Mettetevi comodi perché oggi vi vorrei parlare della “Primavera del Prosecco “, vi porterò con me alla scoperta della tradizione enologica e della storia delle colline trevigiane.
L’ultima domenica di Marzo, accompagnata da un tiepido sole, ho partecipato alla XXIII edizione della Primavera del Prosecco Superiore DOCG.
Ho visitato mostre, ammirato panorami unici e conosciuto la storia e il lavoro di chi ha reso il Prosecco Docg uno dei vini più famosi al mondo.
Riesci a comprendere veramente un prodotto solo dopo essere entrato nel cuore della terra che lo produce, averne ascoltato la storia, respirato l’aria e guardato negli occhi chi con amore ed orgoglio lo ha coltivato e difeso.
Partiamo da S.Stefano di Valdobbiadene: Mostra Cartizze e Valdobbiadene Docg
Siamo nel cuore della Marca Trevigiana.
Il vostro sguardo si perderà nell’orizzonte ammirando le morbide colline ammantate da un fitto e irregolare ricamo di vigne.
E’ solo dopo aver compreso il linguaggio muto del reticolo di queste vigne e del viso di chi le ha difese,
che potrete dire di conoscere veramente il valore del Prosecco superiore Docg.
Primavera del Prosecco Docg
La prima Primavera del Prosecco è nata a Col San Martino 62 anni fa.
Nel 1995 l’ assessore, Luca Zaia oggi governatore del Veneto, lavorò affinché la Primavera del Prosecco diventasse il più grande evento di tutta l’area di produzione del Prosecco Docg.
Da da marzo a giugno, vengono realizzati molti eventi per dar voce alla storia di tutti quegli uomini che con “coltivazione e vendemmia eroica” continuano a produrre il prosecco superiore Docg.
Oggi la Primavera del Prosecco Docg è arrivata alla 23° edizione.
Tre mesi di mostre ed eventi gastronomici in una terra ricca di eccellenze, ma anche di passeggiate naturalistiche e culturali nei luoghi della grande guerra.
Durante tutto questo periodo è possibile visitare le cantine e ascoltare, dalla viva voce dei produttori, le tecniche di coltivazione e la storia di questi vitigni.
Seduti poi a tavola, davanti ad un buon risotto di formaggio ubriaco e ad uno spiedo con polenta e radicchio di Treviso, vi sarà più facile entrare nel cuore di questa terra e comprendere il valore di uno dei vini più famosi al mondo.
Storia di un nome conteso e di una “G” che mette il punto.
Nel 2009 venne aperto un contenzioso sul nome “Prosecco”.
Il paese di Prosecco in provincia di Trieste, infatti, pretese la paternità di questo storico vino che viene prodotto nelle terre di Valdobbiadene già dal 1.500.
Carta canta si dice; dimostratene il certificato di nascita.
Peccato che solo oggi nel 2018 siano stati rinvenuti, presso gli archivi di Vienna, dei documenti risalenti ad un paese “El proseco” in provincia di Conegliano Veneto che racconta la storia di questo vino.
La “G”, posta dopo il marchio DOC, sta ad indicare quindi, la provenienza dell’area di produzione e la metodologia di coltivazione che risponde ad un disciplinare ben preciso, ma soprattutto risponde alle esigenze di questa terra.
Prosecco Doc è tutto il prosecco prodotto in Valle seguendo il disciplinare della Doc. Le produzioni del Prosecco DOCG e delle sue Cru, il Rive e il Cartizze, invece sono generati solamente nell’area della Docg, con la coltivazione e vendemmia eroica, cioè senza l’ausilio di macchine.
Visita alla Cantina “Graziano Merotto”
Accompagnati dalle spiegazioni dell’enologo Mark, ci avviamo alla cantina di Graziano Merotto, un uomo che con la sua passione si è sempre battuto a difesa della propria terra.
Di viticoltura in questi meravigliosi colli se ne parlava già in tempi molto antichi, come testimonia una stele funeraria sulla quale sono incise le parole di un centurione romano che cita i vendemmiales.
Risale al 1754 la prima citazione ufficiale del prosecco in uno scritto di Aureliano Acanti:
“Ed or ora immollarmi voglio il becco
con quel melaromatico Prosecco”
Ma Mark ci ha raccontato che è nel ‘500 che i loro avi iniziarono a far adattare a queste terre la vite Glera, dal quale viene prodotto il Prosecco.
Perché in questa terra il Prosecco merita ben più di una G finale?
Dal punto di vista geologico le colline del Docg sono di origine marina. Il terreno è di marna marina.
I filari dei vitigni non sono mai regolari perché seguono, appunto, la nervatura della roccia che affiora.
Le radici in questa tipologia di terreno scendono in profondità in una situazione di stress.
Ed è proprio questo “adattarsi” delle radici che fa produrre un vino eccellente.
In queste colline c’è inoltre un microclima molto favorevole: l’acqua non manca, l’aria è sempre ventilata e il sole arriva prima al mattino e cala più tardi alla sera. Tutto questo incide sull’aromaticità del vino.
Il vino migliore viene prodotto da un insieme di uve. Il taglio con vitigni autoctoni come il Verdisio, il Bianchetta e il Perera viene fatto direttamente nel vitigno.
Nei filari delle colline del prosecco Docg convivono piante di vigne di età diverse. L’apparato radicale delle vigne tiene in sesto le colline. Sostituire un intero filare, come fanno in pianura, significherebbe far franare la collina. Ecco perché le piante vengono sostituite una alla volta e solo se malate o improduttive.
L’insieme di uve di età diverse sono il valore aggiunto di questi vigneti.
E’ un po’ come la saggezza dell’anzianità che unita all’energia della giovinezza fa nascere dei grandi progetti.
Obiettivo: Sostenibilità
Tra gli obiettivi principali di Graziano Merotto e dei suoi collaboratori c’è quello della sostenibilità:
fare un vino ancora più buono con il migliore terreno possibile.
C’è da dire che rispetto a questo obiettivo i produttori in quest’area sono già a buon punto.
I trattamenti in collina, infatti, sono minimi rispetto alla pianura. Inoltre oggi i coltivatori sono molto aiutati dalla tecnologia che limita al minimo gli interventi essenziali.
Vengono utilizzate infatti le capannine meteorologiche che segnalano quando un intervento è necessario.
Chiediamo a Mark: Che cosa vuol dire veramente Millesimato?
Il termine Millesimato si dovrebbe usare solo per gli spumanti. E’ un termine di uso moderno che porta con sé il fascino della novità.
Solitamente viene associato al prodotto di punta di una cantina, che però può essere di meno pregio del suo DOCG che non è un millesimato.
Bike tour, sui luoghi della storia.. a 100 anni dalla Grande Guerra
Durante i tre mesi della Primavera del Prosecco 2018 c’è la possibilità di fare dei tour guidati per scoprire il territorio anche da un punto di vista storico e culturale.
Noi il tour l’abbiamo fatto in e-bike, accompagnati da Piera, la nostra preparatissima guida.
L’antica area dei Palù, prima tappa.
L’area dei Palù è una zona argillosa altimetricamente più bassa rispetto alle zone circostanti. Sono mille ettari compresi tra i comuni di Sernaglia, Moriago, Vidor e Farra di Soligo. La bonifica di questa zona fu fatta dai frati benedettini dell’abbazia di S.Bona di Vidor intorno al 1200. Gli acquitrini bonificati furono usati per la produzione di foraggio, legname e legna da ardere, quindi una grande ricchezza per le esigenze di quel tempo. L’area dei Palù rappresenta una delle zone a campi chiusi meglio conservati in Veneto e nel Nord-Italia, ricchi come sono di specie rare di flora e di fauna. I Longobardi scelsero quest’area per stanziarsi, costringendo le popolazioni cristiane a fuggire in collina… diciamo che dovremmo ringraziarli visti i risultati!
L’isola dei morti e il Piave, seconda tappa
Il 28 Ottobre 1918 i soldati Italiani che erano sulla riva destra del Piave invasero, aspettando la piena del fiume, il territorio che era in mano agli Austriaci. Da questa battaglia, che provocò migliaia di morti, iniziò la ritirata Austriaca.
Donne, vecchi e bambini, depredati e affamati dal dominatore austriaco, furono costretti a costruirsi una via di passaggio verso le montagne. Una strada di pietra che si inerpicava su per la collina fino al paese di Combai e che ancora oggi si chiama “via della Fam”
Dalla “Leggenda del Piave“:
“No! – disse il Piave – No! – dissero i fanti…-
Mai più il nemico faccia un passo avanti…”
Si vide il Piave rigonfiar le sponde,
e come i fanti combattevan le onde…
Rosso del sangue del nemico altero,
il Piave comandò:
“Indietro, va’, straniero!”
Questa meravigliosa giornata nella Primavera del Prosecco superiore Docg, in compagnia di Blogger e Instagramers, si è conclusa con un brindisi in libertà nell’Osteria senza Oste, simbolo di un popolo che, nonostante tutto, ama l’accoglienza e la convivialità!
Per organizzare un week end alla Primavera del Prosecco:
I Tre mesi della Primavera del Prosecco sono ricchi di eventi, potete trovare tutte le indicazioni nel sito della manifestazione.
Per avere altre chicche potete vedere anche i blog di alcuni dei miei compagni di Tour:
- Monica del blog : Tutti possono cucinare dalla quale potrete leggere informazioni più dettagliate sul vino e sulla coltivazione.
- Martina del blog: Martinaway , abituata a raccontare viaggi e il suo racconto sarà sicuramente più dettagliato del mio.
Per entrare in empatia con il tour, vi consiglio questo libro e questo film:
- Il libro di Fulvio Ervas ” Finchè c’è prosecco c’è Speranza” dal quale è stato tratto anche un simpatico film con Giuseppe Battiston.
- Bagnata da un buon Prosecco Docg ti potrebbe piacere la torta di radicchio tardivo.. da portare in scampagnata!
Ringrazio infine Valentina di ZetaGroupVideo per la simpatia, la disponibilità e l’ineccepibile organizzazione.
Questo articolo ha ricevuto questo bellissimo premio!
Maria Teresa 13 aprile 2018 (15:54)
Bellissimo e avvincente racconto, traboccante di passione e di storia.
Voglio fare anch’io il bike tour!!!
Prelibata 13 aprile 2018 (16:09)
Veramente bello..te lo consiglio <3